Forse sono un’artigiana anomala … Per quale motivo?
Perché mi sono sempre posta davanti al lavoro con la curiosità, l’urgenza del risultato finale e con il desiderio di progredire non solo con l’acquisizione della tecnica, ma con la comunicazione di un pensiero, che ogni volta evolve e matura grazie alle fasi precedenti.
In questo risiede la mia “anomalia”: a differenza di quelle di un classico artigiano, le mie realizzazioni variano di genere, non creo poche cose che si consolidano nel tempo, bensì preferisco buttarmi in avventure nuove e può capitare di iniziare un progetto non avendo ben chiara la tecnica canonica di esecuzione.
Tutto ciò non ha mai creato un limite, anzi è stata una sfida stimolante.
Il mio desiderio più grande è condividere attraverso il mio prodotto un incontro, uno scambio di esperienze e di vite, che si esprimono usando come veicolo le materie.
Per me la tecnica è piuttosto un rituale: preparare gli strumenti, diversi per ogni realizzazione, iniziare con sequenze precise, passo dopo passo, magari anche annoiarsi un po’, finché ti viene voglia di affiancare tra loro materiali diversi apparentemente inconciliabili: ora nasce la sfida!
Prendere in prestito le competenze non solo acquisite e sperimentate, ma attingere dalla memoria gesti osservati dal fare di qualcun altro e far vivere la saggia esortazione che in molti abbiamo sentito pronunciare dai nostri nonni: “Ruba con gli occhi”!
Questo ho fatto e continuo a fare. C’è un meccanismo automatico che mi fa immagazzinare procedimenti ed esecuzioni, i quali rimangono a disposizione e al momento giusto fuoriescono e diventano mestiere. Capita che siano nozioni incomplete, ma questo non ha mai creato un limite, la mia tecnica è sempre stata subordinata al risultato e all’espressione di un’emozione.
Voglio bene alla tecnica che considero rassicurante come lo scandire delle stagioni, delle quali sai sempre come evolveranno, ne conosci tutti i rituali, i colori e le sensazioni, ma amo profondamente le cose inaspettate che ti fanno battere il cuore e quando nasce un prodotto inatteso e lo guardi e lo mostri con orgoglio, vorresti che tutti possano riconoscere la sua bellezza nata dall’imperfezione.