La collezione "Un filo d'arte" è giunta al quarto autore e ha dato vita ad una serie di ispirazioni singolari. Si tratta di Alberto Burri, nato a Città di Castello nel 1915, esponente di rilievo della corrente artistica "arte povera e informale".
Nel corso della sua giovinezza conseguirà la laurea in medicina, si arruolerà come ufficiale medico per partecipare alla guerra in Abissinia, dove verrà catturato dall'esercito americano e internato in un campo di prigionia in Texas. In questa cornice inizierà a dipingere con ogni mezzo a disposizione, maturando la decisione di dedicarsi completamente alla pittura.
La conoscenza degli "Informali francesi" lo spingerà a lavorare con materiali insoliti e nel 1953 avrà la sua affermazione internazionale.
Le opere di Burri si caratterizzano per la manipolazione e la "distruzione", le superfici con colature di colore e catrame, le sovrapposizioni di materiali (legno, sacco, plastica, ferro e altro ancora), gli strappi, le lacerazioni, le bruciature.
Molto importanti e suggestivi sono i "cretti", quadri realizzati con miscele viniliche che, seccandosi, si spaccano. L'evoluzione più importante di questa ricerca trova la massima espressione in un imponente cretto realizzato a Gibellina, in Sicilia, come testimonianza di un luogo distrutto dal terremoto del 1968.
Soprattutto in quest'opera, il confine tra l'artista che riproduce e la natura che si racconta, diventando essa stessa opera d'arte è sottile ed elastico. Burri si fa strumento interpretativo di ciò che esiste, lo riporta alla luce e lo rende visibile: si può entrare nell'opera, camminarci dentro, percorrere un labirinto che un tempo era comunità.
Ho scoperto questo artista in età scolastica e l'ho subito amato, la sua capacità di esprimersi principalmente con l'uso delle materie mi ha profondamente affascinata e guidata nel corso del tempo. In un'opera di Burri coesistono la superficie piatta del colore e la tridimensionalità dei materiali "parlanti", c'è il racconto di ciò che è stato e della sua evoluzione. E c'è il lato nascosto delle cose: un'immagine apparentemente conosciuta, come in un negativo fotografico, si apre a nuove interpretazioni, induce ad uno sguardo profondo, in un continuo dialogo tra spettatore, artista e materia.
La mia microcollezione si sviluppa attraverso l'uso di materiali consueti, come pietre e argento, fusi e mescolati ai legni, alle tele di sacco, alla carta. I colori scelti sono forti e intensi, a volte quasi monocromi.
Questi gioielli non si indossano per pura casualità, ma per una scelta precisa: rappresentano la forza, l'anticonvenzionalità, alcuni possono sembrare quasi rudi, eppure ... guardali attentamente, c'è sempre un cuore luminoso da scoprire e riconoscere, sapranno farsi interpreti della tua personalità. Sei pronta a sentirti più che mai unica? Vieni a conoscerli e te ne innamorerai! Presto saranno disponibili anche sul sito.
Grazie per avermi letta e a presto
Loredana